Dettagli tappa
Partenza Caoria, 854 m
Arrivo Rifugio Capanna Cervino, 2084 m
Tappe intermedie Malga Tognola, 1986 m
Lunghezza 21.3 km
Dislivello +1413/-332 m

Tappa molto lunga e faticosa che permette di lasciarsi alle spalle i graniti di Cima d’Asta e di tornare fra i porfidi del Lagorai, prima che questi lascino definitivamente spazio alle chiare dolomie delle Pale di San Martino. Una grandiosa cavalcata dal Vanoi al Primiero, su foreste che sono sempre state la fonte primaria di reddito in quest’angolo riservato del Trentino orientale. Durante il percorso in più occasioni si potrà cogliere questo aspetto, preservato e valorizzato dal Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino e dall’Ecomuseo del Vanoi. Luoghi silenziosi a pochi passi dall’affollato (in alta stagione) centro di San Martino di Castrozza, boschi e praterie che ospitano una fauna degna di rispetto e che può essere facilmente osservata dall’escursionista discreto e rispettoso. Grandiosa vista sulle Pale di San Martino.

Il passo del titolo è ovviamente Passo Rolle, la meta di oggi e una delle più note nel Trentino turistico. Il cambio di ambiente è netto anche per quanto riguarda la geologia: le celebri Pale di San Martino segnano l’inizio delle rocce dolomitiche, verticali e levigate, piene di buchi e scavate all’interno da torrenti e corsi d’acqua sotterranei.

Partiti da Caoria dopo il comfort di un b&b a cui non eravamo abituati (il bagno privato è un optional), eravamo già preparati ad affrontare la tappa lunga. Grazie alla guida, sapevamo che i primi chilometri sarebbero stati su strada forestale, e ciò voleva dire una cosa: poter posticipare il momento in cui indossare le scarpe. Senza troppa paura, abbiamo imboccato il sentiero calzando i comodi sandali. Dopo alcune baite, siamo ufficialmente entrati nel Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino.

Parco Paneveggio

Il punto di riferimento era la Malga Tognola; raggiuntala, avremmo recuperato tutto il dislivello perso il giorno prima verso Caoria. In 2 ore e 50 minuti abbiamo percorso i 10 km per arrivare allo chalet Malga Tognola: metà tappa a bordo dei sandali! Davvero un lusso.

Fede coi sandali

Breve pausa pranzo con un maxi panino – da un classico menù per sciatori affamati – e poi il momento di cambiarci calzature è arrivato: il tracciato sarebbe stato più sconnesso, su sentieri stretti e meno agevoli di quelli percorsi la mattina. Destinazione intermedia successiva: il passo e i laghi di Colbricon, dove cominceremo ad assistere a un altro cambio di vegetazione con l’ingresso di pini cembri e abeti rossi.

La montagna svenduta

Se c’è un lato negativo che è emerso mentre ci avvicinavamo a Passo Rolle una volta ripartiti dalla Malga Tognola, è stato rendersi tristemente conto che queste zone sono predominio esclusivo di piste e impianti da sci. Ovunque. Ogni due-tre tornanti del sentiero, si passava sotto un pilone della seggiovia, o si attraversava una pista, contando il numero di cannoni da neve con i loro lunghi bracci grigi che si distinguono chiaramente come brutte aggiunte artificiali dell’uomo.

Anche la guida del Sentiero Italia dedicata a questa regione fa notare questo aspetto che un po’ stride con l’immagine di montagna meravigliosa e perfetta che spesso abbiamo1 del Trentino:

Uno dei lati negativi e dei cosiddetti “errori di gestione” riguarda certi valichi alpini, vittime, già in passato, di un’edilizia selvaggia e degna di una qualsiasi disordinata metropoli italiana. In realtà l’impressione è che si sia deciso di sacrificare del tutto quei luoghi, continuando a imbrattarli con nuovi caroselli di impianti che, senza ombra di dubbio, fanno e faranno allontanare sempre più il popolo dei camminatori. Sono scelte che presumibilmente accontentano qualcuno a discapito di altri. L’impressione è quella di una montagna svenduta, o meglio venduta una sola volta, rovinata e non più recuperabile per un turismo meno impattante. Una sorta di prodotto usa e getta.

Un ultimo commento a proposito riguarda il tipo di persone che questo genere di sfruttamento della montagna attira. È come una mensa economica che punta tutto su piatti che piacciono ai più – senza però trascurare la qualità (perlomeno non sempre). La maggioranza di chi verrà, lo farà per assaggiare uno di quei piatti, che lentamente dovranno essere preparati a ritmi quasi industriali. Qualcosa da qualche parte dovrà subirne le conseguenze. Arriveranno quindi persone a cui non interessa conoscere davvero e a fondo l’ambiente che le circonda, non hanno tempo (e forse neanche il fisico o la voglia) di esplorare lentamente valli e forcelle, di fare conoscenza con gli animali autoctoni o le piante tipiche – eccetto forse le erbe con cui si prepara qualche grappa, che si può degustare in uno dei tanti chalet per sciatori.

È volutamente un’osservazione critica questa, ma non serve troppo acume per capire come la pensiamo. Però non è da leggersi come un “verrà il giorno” di manzoniana memoria, ma semplicemente come una presa di coscienza: lo sci da discesa (e attività affini) ha un impatto violento sulla montagna; consuma enormi quantità di risorse (acqua, boschi, elettricità, carburanti). Vogliamo continuare a farlo perché è fonte imprescindibile per il turismo? Va benissimo, ma dobbiamo esserne consapevoli e essere disposti a accettare le conseguenze.


Ci concediamo una breve pausa al rifugio Colbricon per poi riprendere il comodissimo sentiero 348 che, quasi in piano, punta verso Malga Rolle.

Lago Colbricon Noi ai laghi di Colbricon

Usciti dal bosco, c’è un ultimo strappo in salita, in parte sulle piste da sci, per raggiungere Passo Rolle (1984 m), marcato confine geologico – comincia il regno indiscusso di porfidi e dolomie – e climatico (il pino cembro colonizza sostanzialmente questo versante, quello della Val di Fiemme).

Per evitare il luogo un po’ troppo turistico, noi alloggeremo al Rifugio Capanna Cervino, a 2084 metri.

Capanna Cervino

Un edificio vecchio stile che ricorda una baita d’altri tempi, con le pareti riempite di foto storiche della baita, di animali tipici della zona, e ovviamente dei panorami mozzafiato. Quella che segue era infatti la vista dalla finestra del bagno.

Pale panorama

Ci beviamo una birra per premiare degnamente la fatica del giorno, diamo le ordinazioni per la cena, e via diretti in doccia che è l’unico altro desiderio a chiusura della giornata.

Cosa ci aspetta domani

Tappa decisamente scenica e spettacolare, in cui congiungeremo due dei più estesi gruppi delle Dolomiti: le Pale di San Martino e la Marmolada.

C’è però una deviazione nell’aria. Parlando con il cuoco al rifugio Capanna Cervino, ci è stata consigliata una variante che ci porterebbe al Rifugio Mulaz, sotto l’omonima cima (2908 m, superando il primato di Cima d’Asta), per poi percorrere un tratto dell’Alta Via n.2 delle Dolomiti e ricollegarci al Sentiero Italia poco sopra il Passo Valles. Sceglieremo il consiglio di un locale – che cammina al triplo della nostra velocità – oppure rimarremo sul percorso prestabilito?


  1. Con “abbiamo” s’intende chi in Trentino-Alto Adige non ci vive, e in genere chi conosce questa regione da turista. ↩︎