Dettagli tappa
Partenza Passo Valles, 2030 m
Tappe intermedie Passo S. Pellegrino, 1899 m
Arrivo Rifugio Contrin, 2012 m
Lunghezza 17.6 km
Dislivello +1260/-668 m

Tappa di media lunghezza dal buon dislivello che porta alla scoperta del versante meridionale del gruppo della Marmolada, caratterizzato da superbe cime rocciose e sicuramente meno celebrato di quello settentrionale che ospita il più esteso ghiacciaio dolomitico. Dalle bucoliche distese pascolive del Fuciade si raggiungono le alte zone rocciose del Passo delle Cirelle, passando prima per ampie praterie d’alta quota e importanti ghiaioni. Lo spettacolo non manca di sicuro, sia per la bellezza degli ambienti su cui ci si muove, sia per la vista sui numerosi gruppi montuosi che riempiono via via l’orizzonte. La vista sulla leggendaria Parete Sud della Marmolada, teatro di epiche ascensioni, è di quelle che difficilmente si possono dimenticare.

Il primo tratto di questa sesta giornata di cammino è stato il pezzo mancante di ieri, ossia la congiunzione del Passo Valles con il Passo S. Pellegrino. Il percorso era piuttosto semplice e abbastanza lineare dovendo collegare due passi alla stessa quota, però la guida ci aveva avvisato che la traccia non sarebbe stata sempre visibile, in mezzo a comprensori sciistici e incroci con altri sentieri. È bastato poco perché sbagliassimo direzione – avremmo potuto guardare un po’ più spesso la traccia GPS, ma il nostro passo era già spedito. Così ci siamo trovati in meno di due ore su al Col Margherita, a 2500 metri, il punto più alto del comprensorio del S. Pellegrino.

Col Margherita

L’errore ci sarebbe costato più di due ore se, ironia della sorte, non ci fosse stata la possibilità di prendere la funivia in discesa. Non abbiamo avuta molta scelta, ci mancavano troppi chilometri e dislivello per voler fare gli integralisti.

In cinque minuti, la funivia ci porta al San Pellegrino dove ci rendiamo subito conto che è un sabato di metà luglio. Sulla strada, tutta carrozzabile, che porta alla bucolica conca di Fuciade sembra di essere lungo un pellegrinaggio. In meno di venti minuti, su un comodo falsopiano raggiungiamo il Rifugio Fuciade1, una stupenda costruzione in legno in pieno stile trentino (sauna inclusa). L’avevamo pure considerata come un potenziale punto di appoggio, ma il listino prezzi per una notte con colazione ci ha subito dissuaso, senza contare l’affollamento turistico di questa zona – che però se lo merita tutta: i pascoli curatissimi che incorniciano alcune vette del gruppo della Marmolada da un lato e i profili delle Pale di San Martino dall’altro.

Da qui partirà il nostro sentiero (n. 607) che diventerà l’escursione vera e propria della tappa giornaliera. Cogliamo quindi l’occasione per mangiare un panino (l’inflazione della zona da vip si fa sentire) e poi, ben incremati, ripartiamo con destinazione intermedia il Pas de le Cirele. Saliamo con una pendenza graduale sempre tra i prati da pascolo, puntando alle vette minori del gruppo della Marmolada: la Punta Jigolé, l’Ombretola, e il Sasso di Valfredda. Dopo quasi un’ora, il sentiero si fa un po’ più ripido e i tornanti aumentano finché raggiungiamo un pianoro, il Busc da la Tascia, sotto l’omonima vetta (Sas da la Tascia). Qui incontriamo una coppia che si sta prendendo una pausa dopo aver concatenato un paio di vette, l’Ombreta (3011 m) e la sorella minore Ombretola (2930 m); quando gli raccontiamo del nostro percorso, anche loro ci fanno i complimenti per avere già quasi cento chilometri nelle gambe. Più tardi al rifugio, ci siamo chiesti come mai parlare del Sentiero Italia susciti un’ammirazione del genere in questa regione, visto che di percorsi impegnativi e lunghi ce ne sono in abbondanza. Però fa senz’altro piacere che qualcuno riconosca la nostra piccola impresa.

Pascoli fuciade
Verso Cirele
Il sentiero 607 che sale verso il Busc da la Tascia. Sullo sfondo, il Sas de Valfreida.

Pochi passi oltre il Busc il terreno diventa un tipico ghiaione, da cui ci si accorge di come questo punto era la soglia di un ghiacciaio ormai scomparso. Nonostante la traccia del sentiero sia ben visibile e salga comodamente la fiumana di ghiaie in cui ci troviamo, tra la pendenza e il sole del primo pomeriggio smettiamo di chiacchierare perché entrambi dobbiamo trovare il passo adatto a salire senza strappi.

Fede stanco Ancora ghiaione

Incontriamo solo poche persone che scendono – Cristina, la nostra prima conoscenza alla Malga Consèria, ci aveva avvisati che è talmente divertente percorrere questo ghiaione in discesa che quasi nessuno lo fa in salita – e, ormai al passo, abbiamo la fortuna di incrociare un camoscio: in meno di un minuto risale di corsa il versante opposto al passo, scavalca la cresta, e si butta a capofitto nel ghiaione dove noi abbiamo appena sudato per una buona ora e mezzo. Non c’è modo di riuscire a fare una foto o un video, perciò ci limitiamo a guardarlo e riconoscere che questa è casa sua, siamo noi gli estranei.

Quasi al passo

Scendiamo verso nord sul versante opposto, ancora tra ghiaie e roccette, su un sentiero un po’ meno faticoso del ghiaione. In pochi minuti, raggiungiamo un pulpito roccioso con un monumento ai caduti della Grande Guerra e uno splendido panorama sul Sassolungo.

Sassolungo
Federico ringrazia per la meravigliosa foto profilo. Avremmo anche tentato un autoscatto, ma un banale errore nelle impostazioni della fotocamera ci ha restituito tre foto tutte fuori fuoco.

Scendiamo rapidamente nella Val de le Cirele, verso i prati del Passo San Nicolò. Il terreno cambia di nuovo, alcuni abeti e un manto erboso sostituiscono roccia e ghiaia. Questo tratto del Sentiero è quello in cui abbiamo incontrato più animali: oltre alla cavalcata del camoscio e uno stambecco appostato su un cucuzzolo roccioso – impossibile fargli una foto senza un obiettivo adeguato – avremo intravisto almeno una decina di marmotte che uscivano dalle tane, correvano sui prati, e rientravano altrove dopo averci osservato per un po’ a distanza di sicurezza. Capiamo di essere ormai vicini alla meta quando attraversiamo alcuni pascoli e i loro abitanti, e pochi minuti dopo raggiungiamo la Malga Contrin (2027 m), in cui si possono acquistare diversi prodotti caseari. Il rifugio Contrin2 è proprio dietro l’angolo.

Malga Contrin

  1. Non abbiamo foto, ma fatevi un giro sulla pagina web del “rifugio” per capire di che zona idilliaca si tratti. E per dare un’occhiata ai prezzi, se volete. Evitate il weekend, se possibile. ↩︎

  2. Anche noto come “il rifugio degli Alpini” perché nel 1921, dopo averlo ricostruito una volta terminata la guerra, la SAT lo donò all’Associazione Nazionale Alpini. Si vede che è un rifugio attrezzato per ospitare almeno duecento coperti e forse un centinaio di posti letto, distribuiti in due edifici separati. ↩︎