Giorno Tre: varietà
Dettagli tappa | |
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Partenza | Rifugio Ottone Brentari, 2475 m |
Arrivo | Caoria, 854 m |
Lunghezza | 13 km |
Dislivello | +84/-1677 m |
Altra tappa in ambiente granitico, caratterizzata da un traverso su pietraie dall’aspetto lunare e da una lunga discesa che porta nuovamente verso la catena del Lagorai. L’ambiente è solitario, frequentato solo dagli amanti delle lunghe traversate e dei luoghi lontani dall’affollamento. È questa una montagna scomoda che non ha mai richiamato folle di camminatori, una montagna che ha saputo mantenere la propria primordialità e un fascino che pochi altri angoli del Trentino sanno regalare. Il cammino termina nella Valle del Vanoi, dove il turismo di massa non è ancora giunto e dove la dimensione umana rappresenta ancora un valore da preservare. Come nella tappa precedente l’elemento chiave è l’acqua, raccolta qui in torrenti rumorosi che hanno inciso lunghe valli simili a quelle delle Alpi Occidentali.
Tappa lunga e tutta in discesa, ma senz’altro una delle più varie. Si parte dai massicci brulli di Cima d’Asta, e dopo un breve sviluppo più o meno in piano tra enormi massi di granito, si percorre il ripido tratto attrezzato che dalla Forcella del Passetto (2490 m) – quasi cinquecento metri di zigzag tra strette tracce che vanno a genio ai camosci, un po’ meno a noi umani – porta alla Forcella della Val Regana (2047 m).
Dopo la forcella si scollina e ci si inoltra lentamente in uno splendido ambiente boschivo. Non sono mancate più di una traversata di prati con erba più alta di noi (non poco fastidiosa, chiediamo scusa per le poche foto). L’ambiente così ricco di verde ci ha anche regalato una pausa merenda a base della tanto agognata frutta.
Entracte: le occasioni della vita
Dopo il lungo tratto verticale del sentiero Gabrielli – là l’attenzione era concentrata sul mettere i piedi nel posto giusto e le mani su sassi che non si muovessero, almeno nel primo pezzo – abbiamo aperto la seguente discussione. Io, Edoardo, con tono volutamente polemico, ho detto che la vita ti dà le buone occasioni nei momenti sbagliati. Esempio: conosci una persona nuova che ti comincia a interessare un po’ (non per forza nel senso di un coinvolgimento sentimentale), ma poi non ci sono davvero le condizioni per poter andare oltre quel primo incontro fortuito. È come se la vita ti facesse desiderare un gustoso piatto di tagliatelle al ragù, dopo una faticosa salita, per poi servirti della carne in scatola senza neanche il contorno.
Federico ha cercato di riportare la discussione sul piano della realtà. Non è sempre così forse? Non è proprio come diceva Seneca? La fortuna non esiste: esiste soltanto il momento in cui il talento (o la preparazione) incontra l’occasione.
Abbiamo poi raggiunto una conclusione su cui eravamo entrambi d’accordo: sappiamo che cercare un lavoro costa fatica, che ottenere un titolo di studio costa fatica, ma sembra ci siamo dimenticati che coltivare delle buone relazioni e trovare le persone con cui vale la pena farlo costano anch’esse impegno e tempo. Forse dovremmo ripetercelo più spesso.
Seguendo un torrente sempre all’ombra (benedetta, vista la giornata molto calda) del bosco, il sentiero conduce alla strada forestale. In più punti ci siamo chiesti se valesse la pena fermarsi in una di quelle pozze cristalline per ristorare i piedi, ma abbiamo preferito resistere fino alla fine per non dover più rimettere gli scarponi.
Tra chiacchiere di politica e energia nucleare, su comoda strada forestale sbuchiamo nel piccolo abitato di Svaizera (Edo giura di aver letto “Svizzera” la prima volta, chiedendosi come potesse essere così vicina), con malghe e baite di legno perlopiù adibite a fienili (alcune in vendita, se può interessare). Neanche ci accorgiamo che un ultimo strappo in discesa ci ha finalmente portato a Caoria (ripasso: l’accento è sulla “i” per i non veneti), così cerchiamo la prima fontana per il troppo rimandato pediluvio ristoratore. Un signore locale, stupito di trovare due persone immerse nella fontana del paese, si è pure preoccupato che non ci prendessimo una broncopolmonite, ma noi eravamo troppo in estasi per dargli retta.
Cosa ci aspetta domani
Altra tappa discretamente lunga con cui abbandoneremo il granito di Cima d’Asta per avvicinarci al calcare delle Dolomiti. Sarà quasi l’opposto di quella di oggi, prevalentemente tutta in salita fino alla quota in cui intravedremo le celebri Pale di San Martino intorno a cui faremo un bel tour tra la quarta e la quinta giornata. Di foto-cartolina ce ne saranno un po’, speriamo.