Dire che ce la siamo presa comoda farebbe ridere. Nessuno aveva davvero intenzione di partire presto oggi, ma io mi sono comunque svegliato poco prima delle sei. A mezzogiorno eravamo ancora in casa a sistemare la roba. E va bene così. L’idea di fare salita-vetta-discesa del Baden-Powell in giornata era fattibile solo fossimo partiti davvero presto.

Finiti i preparativi, cerchiamo un passaggio vicino al supermercato, qualcuno che voglia accompagnarci fino al punto classico in cui si riprende il PCT per andare verso la cima. Pochi chilometri e saremo al parcheggio da cui tutti gli escursionisti giornalieri partono per qualunque giro nei dintorni.

Non abbiamo troppa fortuna con l’autostop, perciò Judith fa un giro dal benzinaio dall’altra parte della strada per chiedere direttamente se qualcuno sta andando in quella direzione. Eric è lì a fare benzina e ci dice subito di sì. Appena saliti in macchina, scopriamo che non è una persona qualunque: ex-giocatore professionista della NHL (ha giocato anche in Europa), ha perso entrambe le gambe dal ginocchio in giù perché è rimasto bloccato per otto giorni in inverno in un’area remota della Sierra Nevada 😰🥶 Si ritiene un miracolato a essere riuscito a tornare a casa, in qualche modo. Per quanto non troppo famosa, un libro e un film si sono ispirati alla sua vicenda. Ci ha illustrato un po’ la zona – pare che il film “Wild” sia stato girato in parte qui perché molto vicino a Los Angeles e più facile da raggiungere invece che portare una troupe in Sierra Nevada – ci ha portati in un punto panoramico dove osservare la vetta che avremmo salita, e ci ha lasciato il numero – dopo averci chiesto di fare una foto insieme, come se fossimo noi le celebrità – per ogni evenienza. “Chiamatemi o fatevi sentire se c’è qualcosa che non va. Sono abbastanza bravo a tirarmi fuori da situazioni estreme”. E tutto questo è successo letteralmente per caso, fermando il primo tizio incontrato a una pompa di benzina.