Ieri ci siamo soltanto avvicinati, mentre oggi abbiamo raggiunta la vetta dopo un’intera mattina di salita impervia nella neve, seguendo tracce pessime – sia per lo stato della neve, sia perché erano righe dritte secondo la massima pendenza. Come sempre succede in montagna, arrivare a una vetta è solo la metà: poi c’è la discesa. E così è successo anche oggi. Su e giù per creste innevate e boschi delle ormai abituali conifere (giganti, come sempre), perdendo e riprendendo il trail che si nascondeva facilmente nella neve rimasta. Senza GPS o una mappa, sarebbe garantito perdersi più volte.

La fatica è stata notevole, i chilometri non molti perché si procedeva davvero lenti – un assaggio di ciò che sarà all’ordine del giorno in Sierra Nevada a giugno – ma non ho trovata la giornata così pesante come la traversata di Mission Creek: qui almeno lo sforzo fatto è stato degnamente ripagato con una vetta, alcune belle vedute della valle da un lato (quello di Los Angeles), e della piana desertica dall’altro. Ovviamente noi siamo diretti verso il deserto perché non ne abbiamo ancora avuto abbastanza.

Ma il regalo più bello della giornata è stato avvistare un orso bruno (o forse orso nero) in libertà. Sarà stato a cinquecento metri da noi e correva nella direzione opposta, ben poco interessato ad avvicinarsi a degli esseri umani. Fabio è riuscito a fargli anche un breve video con il massimo zoom del suo telefono. Vedere dal vivo questo animale nel suo ambiente, in cui noi siamo gli “intrusi”, è stato davvero toccante e meraviglioso. Sì, stava scappando da noi, ma era libero di vivere dove e come meglio credeva. Era davvero un animale ​wild​.

A fine giornata, raggiunta una strada e un parcheggio per escursionisti giornalieri, abbiamo deciso di provare a trovare un passaggio verso il campo prescelto. A voler fare i puristi, il trail saliva su una cima minore, girava di qua e di là per poi raggiungere la strada. Una chiusura ci avrebbe comunque obbligato a riprendere la strada per i restanti chilometri. Eravamo tutti abbastanza stanchi e a nessuno importa di tornare a casa dicendo “ho percorso ogni singolo miglio del PCT”. Ad alcuni invece sì, queste sono le regole che si sono dati. Camminare dal Messico al Canada, passo dopo passo, nessuna eccezione (salvo quelle imposte per forza maggiore, che arriveranno). Se a loro va bene così, nessuno può interferire. Sanno cosa stanno facendo e i rischi che corrono. ​Hike your own hike​.

Ci mancano ancora 50 miglia ad Acton, il prossimo punto di resupply. Non sono poche, ma abbiamo fatto davvero pochi chilometri in due giorni. Domani e martedì dovremo cambiare un po’ marcia se vogliamo arrivare entro mercoledì, quando il cibo comincerà a scarseggiare. Io ne voglio portare sempre di meno perché odio lo zaino pesante e ingombrante – continuo a guardare con invidia malcelata chi ha sulle spalle uno zainetto da quaranta litri super compatto – ma poi finisco per mangiare parecchio perché il mio corpo me lo richiede. Prima o poi dovrò fare una scelta.