Volevo rimanere in città
Siamo ripartiti da Mammoth Lakes dopo ventiquattr’ore, forse un po’ meno. Non c’è stato il tempo di fare nulla che non fosse strettamente necessario – e cioè mangiare un po’ di più (e un po’ meglio), fare rifornimento di cibo, preparare il suddetto cibo, e fare un paio di giri in alcuni negozi di attrezzatura per recuperare ciò che troviamo solo lì – per esempio, il gas per il fornello.
Siamo riusciti a pranzare con Alex e Sarah, due compagni abbastanza fissi delle ultime settimane. Con Sarah – che adesso ha un trail name: “Pisa”, perché col suo zaino è un po’ sbilenca come la famosa torre – siamo addirittura partiti da Campo, ad aprile. Loro sarebbero rimasti in città per due giorni, mentre noi eravamo pronti a ripartire. In più, tra due giorni il trail passerà nello Yosemite National Park, e loro hanno intenzione di farci un giro e salire la celebre Half Dome, uno di quei muri di granito resi famosi dagli sfondi del desktop del Macintosh e paradiso della arrampicata (quella seria). Tutto ciò vuol dire che oggi potrebbe essere stata l’ultima volta insieme. Quattro giorni di distacco sono parecchi ormai, visto che riusciamo a camminare ben più di venti chilometri ogni giorno.
Lo so che rimanere in città significa spendere soldi (tanti, la California è un vero salasso), ma sarei rimasto volentieri un altro giorno per passare un po’ più di tempo insieme e, soprattutto, per rilassarmi. Non è tanto (o non solo) questione di riposare il corpo, ormai super allenato, ma di staccare da ciò che, a volte, mi sembra ormai un lavoro. Ti alzi, prepari le cose, e ti avvii. Poi, a fine giornata, finalmente stacchi: trovi un posto dove mangiare e dormire, ti prepari, ceni, pianifichi il giorno successivo, e te ne vai a dormire. L’unica differenza è che non sei mai nello stesso posto perché il tuo lavoro è camminare. Camminare ogni giorno. E non c’è weekend o festività che rompe questa routine se non i giorni in qualche città, piccola o grande che sia. Aggiungo anche la sensazione di stare correndo verso qualcosa o forse scappando da qualcos’altro che non so bene cosa sia. Sto certamente andando verso nord, lo si può notare anche dalle posizioni geografiche associate a queste pagine, ma il Canada è maledettamente lontano per credere che sia già alla nostra portata. E quindi perché sento di avere fretta? Forse per il tempo che sta cominciando a esaurirsi: sono a più di metà dei mei cinque mesi di aspettativa. Anche se è stata una giornata brevissima – neanche cinque miglia – oggi sono tornato sul trail soltanto perché con Fabio avevamo stabilito un programma, e io cerco di non mandare all’aria i programmi fatti soltanto per un ghiribizzo casuale. Però oggi non volevo ripartire. Volevo rimanere in città; volevo staccare dal lavoro, anche solo per un giorno.