Le mille e uno miglia
Un migliaio di miglia1. Mille e seicento chilometri. Il Cammino di Santiago, andata e ritorno a piedi. Penso sia più o meno la distanza tra Milano e Copenaghen. Adesso dobbiamo solo ripetere questa distanza una seconda volta, e poi aggiungerci altre seicento miglia e sarà finita. Lo so, lo so, non ha alcun senso cercare di abbracciare in un unico pensiero la distanza che manca. Ma perché pensare sempre a ciò che abbiamo davanti e non un po’ di più a ciò che abbiamo già portato a casa? Domani arriveremo a Sonora Pass e a Kennedy Meadows North – dove di norma si rispedisce il bear canister; noi dovremo tenercelo per altre cento miglia – e dobbiamo festeggiare. È stupido non farlo, non apprezzare fino in fondo il traguardo raggiunto. Secondo i miei piani di febbraio, siamo addirittura una settimana in anticipo2.
Non è ancora finita: ci mancano i diciassette chilometri di domani, ma arriviamo da un’intera settimana in cui non abbiamo mai camminato meno di trenta. Ci sarà un po’ di salita subito domattina, ma finirà in circa cinque chilometri. Poi alcuni saliscendi e infine quasi quattro chilometri di discesa, fino al passo e all’incrocio con la Highway 108. Voglio lavarmi, lavare i vestiti (tutti! Non commento l’odore della maglietta che uso per camminare), mangiare qualcosa di gustoso, rilassarmi un po’. Non troppo, nel senso che non ho intenzione di fermarmi un giorno a Kennedy Meadows; voglio accumulare il vantaggio temporale e spenderne una parte a South Lake Tahoe. Là sì che mi fermerò davvero. Credo sia più saggio perché sarò in una grande città, quindi tutti i tipi di comfort saranno disponibili. Voglio andare un giorno in una spa e prenotare un massaggio. Voglio premiare per davvero il corpo per tutto quello che è riuscito a fare.
La tappa di oggi è stata molto variegata. Un sacco d’acqua e boschi umidi per i primi quindici chilometri (quindi un incubo di zanzare), fortunatamente senza troppo dislivello. Il primo vero lago è stato il Dorothy Lake: acque cristalline e azzurre come non mai, sempre un richiamo fortissimo per un bagno rilassante – ma ritorno a ciò che scrivevo ieri. Poco sopra il lago si attraversa l’omonimo passo, forse l’ultimo della Sierra prima di quello di Sonora. E qui comincia un netto cambio d’ambiente: poche miglia – e una rigenerante pausa pranzo su delle rocce al sole, quasi totalmente liberi dalle zanzare anche grazie a una gradevole brezza estiva – e si torna a camminare in boschi molto più aridi, il terreno sassoso e sconnesso. Tornano persino alcune piante che non vedevamo dalla zona di Walker Pass, ben prima di entrare in Sierra. Ho avuta l’impressione che fosse una specie di ultimo saluto dell’ambiente montano per eccellenza sul PCT3; come se si fosse rassegnato al fatto che ce ne stiamo andando, che questa sezione l’abbiamo quasi conclusa.
Oggi mi ha fatto compagnia parecchia musica: ho ascoltato le mie playlist praticamente fino al passo, cantando qualche canzone in italiano o quelle in inglese che conoscevo meglio. Pomeriggio invece mi sono dedicato a un libro che avevo già letto: “L’ordine del tempo” di Carlo Rovelli. Il capitolo che ho riletto (non ho cominciato dall’inizio) mi ha ricordato parecchie cose della mia tesi di dottorato, così arrivato al campo mi sono messo a rileggere anche quella (alcune parti). Un modo diverso di relax, per godersi un po’ il tempo libero che ogni tanto si guadagna camminando più velocemente quando il terreno lo permette. Mi sono riletto la tesi anche per ripescare un paio di concetti di cui ho già scritto e che ripeterò quando scriverò il post sul perché della condensa in tenda.
A mo’ di conclusione, lascio una domanda che ieri mi ha fatto Fabio e a cui io ho trovato una possibile risposta di cui non sono troppo convinto: immaginando di poter levitare e spostarsi senza incontrare ostacoli, a che velocità bisognerebbe muoversi per osservare il sole sempre al tramonto? Penso sia un buon esempio di problema di Fermi4, domani proverò a spiegare la mia risposta.
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L’uno del titolo si riferisce alla foto: la segnaletica non è precisa, e secondo la mappa l’ho scattata al miglio 1001 (virgola qualcosa). ↩︎
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Avevo sovrastimato il tempo necessario alla Sierra. Siamo stati più veloci. In compenso, siamo stati circa dieci giorni più lenti nel sud della California. ↩︎
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Ci saranno montagne serie anche in Washington, ma chi ci pensa adesso? Ci arriveremo? Forse. Quando? Non lo so. La Sierra Nevada è senza dubbio la più famosa. ↩︎
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Un problema (o domanda) di Fermi è un quesito che mette alla prova le abilità a stimare rapidamente una risposta numerica. L’importante è il ragionamento, non la precisione numerica. Quando insegnava a Chicago, Fermi era noto per tormentare i suoi studenti con questo tipo di domande. Fermi era convinto che uno studente di un dottorato in fisica dovesse essere in grado di stimare una risposta quantitativa a qualunque domanda. Tra le domande più frequenti: “quanti accordatori di pianoforte ci sono a Chicago?” ↩︎