Incontri e idee
Anche oggi giornata da più di trenta chilometri; un po’ più vicini a South Lake Tahoe. Domani ce ne mancano altri trenta, e poi saremo a meno di dieci chilometri dall’incrocio con una strada sufficientemente trafficata da rendere un autostop abbastanza facile (si spera).
Ho fatto giusto due foto, e non perché non ci fossero soggetti o paesaggi, ma perché ho accumulato subito un po’ di stanchezza mentale. Il corpo va alla grande, in verità; a fine giornata, dopo quei trenta e rotti chilometri, sarebbe in grado di proseguire ancora. L’ha già fatto, può farlo di nuovo. Ma è la testa che deve essere presente, convinta di non stare facendo fatica inutile. E la testa, con tutti i pensieri che gli girano all’interno, è volubile e difficile da convincere. Quante volte è stata in grado di spingere il corpo oltre il limite che poteva raggiungere? Soprattutto all’inizio, quando la forma fisica era ancora tutta da costruire.
L’incontro con Kylee e Maristella
Mentre facevamo una pausa acqua a circa cinque chilometri dal campo designato, sentiamo chiacchierare due donne che stanno camminando nella direzione opposta. Appena mi superano, ci salutiamo e mi chiedono come vada. Una delle due si accorge del mio inglese da straniero e mi chiede “sei italiano?” La prima persona che lo capisce senza fare la domanda più generica “da dove vieni”. È Kylee – non so se si scriva così, ma si pronuncia kai-lee – una donna americana di mezza età in giro con un’amica, Maristella, americana anche lei ma di evidenti origini messicane. Ci dicono che hanno in programma di andare in Italia a breve: a Torino, poi Asti, in Toscana (ci hanno detto dove, ma non ho registrato la città), e per finire in Trentino, per un giro in bici tra le Dolomiti, le montagne in assoluto più frequentate dagli stranieri. Gli raccontiamo di noi, del PCT iniziato quasi tre mesi fa dal confine messicano, e loro cominciano a farci domande: quanto pesa lo zaino – Maristella vuole perfino provare a indossare quello di Fabio – quali sono le nostre sezioni preferite e quelle più dure o che abbiamo odiato, come abbiamo gestito il nostro lavoro per un’assenza così lunga. Anche se pensiamo sia tutto normale perché ci saranno qualche migliaio di persone sul trail adesso, questo lungo viaggio a piedi non lo è: non è affatto una cosa da poco, e non lo dico per vantarmi, ma per ricordarmi che la falsa modestia non ha senso adesso. La risposta alla domanda “volete farlo tutto?” è sempre la stessa: “quello è il piano”. Come faremo, ancora non sappiamo.
Prima di salutarci, l’ennesimo gesto di gentilezza estrema: aprono i loro zainetti da dieci o quindici litri e ci offrono una mela e due barrette. “Non ne abbiamo bisogno”, diciamo, ma è difficile rifiutare del cibo, soprattutto della frutta fresca. E poi mi ricordo il suggerimento che ho ascoltato al Cleef camp la prima notte, il 7 aprile: “Ricordatevi l’unica parola che vi sarà sempre utile come hiker: yes. Sempre.” A maggior ragione se si tratta di offerte spontanee e pure ben accette.
Un’altra idea per un libro
Esistono libri sulla fisica dei supereroi, della vita quotidiana, ma non mi risulta1 esista qualcosa sulla fisica dell’hiking. Cosa intendo? Una possibile struttura del libro – che sarebbe quindi perlopiù un saggio divulgativo – sarebbe quella di approfondire alcuni argomenti di fisica strettamente legati al camminare, specie su lunghi percorsi. Ne ho già menzionati alcuni i cui approfondimenti penso potrebbero interessare a molte persone: argomenti legati al meteo e alla fisica dell’atmosfera (condensa tenda, effetto dei laghi), oppure il concetto di energia legato all’alimentazione (non mi interessa né sarei competente per dare consigli su cosa mangiare o come equilibrare una dieta). O ancora: perché la fatica che facciamo camminando non può dipendere solo dalla differenza di altitudine tra punto di partenza e arrivo? Un’altra digressione interessante (e parecchio impegnativa) si potrebbe fare anche sul tempo: come mai percepiamo che scorre a velocità così diverse? C’è qualcosa di oggettivo o è tutto solo nella nostra testa?
Queste sono solo alcune idee che ho scritte dopo averle pensate; servirà un buon lavoro di preparazione perché la struttura possa avere un senso. E dovrò chiedere aiuto e trovare qualche beta reader che si offra di darmi un parere. Intanto faccio un appello a chiunque stia leggendo questo post: se avete qualche domanda o suggerimento in linea con questa idea, vi prego di scrivermi e farmela sapere2. Ci tengo a raccoglierne quante più possibile per sondare a fondo se il progetto vale la pena.