Nel luglio 2021, un incendio è scoppiato nella California settentrionale, diventando rapidamente un evento catastrofico che ha bruciato un’area di 3’900 chilometri quadrati, rendendolo il singolo più grande incendio nella storia della California. È stato soprannominato Dixie Fire, dal nome di una strada vicina al punto in cui è divampato.

Per dare un’idea più concreta, l’area bruciata da Dixie è stata più grande della superficie del Lussemburgo (2’586 chilometri quadrati) e circa otto volte quella del Lago Tahoe. È stato il primo incendio mai registrato ad aver bruciato porzioni delle foreste in quota della Sierra Nevada. Innescato da un albero caduto su una linea di distribuzione della Pacific Gas & Electric (PG&E) vicino alla diga di Cresta, l’incendio ha devastato il paesaggio, bruciando per 104 giorni prima di essere completamente contenuto il 25 ottobre 2021. Il rogo ha cancellato la città di Greenville in soli 30 minuti, ha distrutto oltre 1’300 strutture, e danneggiato altri 94 edifici nelle contee di Butte, Plumas, Lassen, Shasta e Tehama, costringendo migliaia di persone a evacuare le loro case. Alcune di loro probabilmente non l’avrebbero più ritrovata casa loro. Non è la prima volta che un incidente alla rete di distribuzione elettrica in California è la causa di un incendio: nel 2018, il Camp Fire1 è iniziato proprio da un altro guasto della rete gestita dalla PG&E.

La prima causa di questo tipo di incendi sono le attività umane, incidenti spesso non intenzionali ma anche comportamenti ignoranti di alcune regole di base – per esempio, come estinguere un fuoco da campo. La seconda causa accertata sono i temporali estivi durante i quali non piove, ma fulmini e vento riescono a fare ancora più danni dell’acqua. Tuttavia, l’ingrediente fondamentale di queste devastazioni è, senza troppi giri di parole, riconducibile alle attività umane2, che da anni stanno contribuendo a far diventare la California sempre più arida.

Così oggi abbiamo camminato quasi l’intera giornata in ciò che rimane delle foreste bruciate tre anni fa. Le foto rendono solo parzialmente l’idea di che cosa sia. Si respira polvere e cenere, anche senza vento, e hai sempre paura che quel grosso tronco spezzato alla base e in bilico appoggiato a un altro albero ceda all’improvviso mentre ci stai passando sotto. Mi sono lamentato spesso della scarsa manutenzione di questi boschi, ma come si potrebbe risolvere un danno così vasto? Quanto potrebbe mai costare allo stato della California? Mi sembra che ciò succede sia che sentieri meno battuti vengono semplicemente abbandonati, sperando che gruppi o associazioni di volontari si prendano carico di fare un po’ di manutenzione.

Forse sarà stato perché la meta finale di oggi era una città, ma non ho sentito troppo l’impegno del tratto di oggi – altre ventidue miglia (35 km) con un lungo tratto di circa sei miglia di salita continua. Dopo pranzo, conclusa la salita, ci rimanevano soltanto sette chilometri, che abbiamo immediatamente deciso di abbreviare non appena abbiamo incontrata una strada sterrata: più tornanti, maggiore pendenza, ma in un’ora e mezzo siamo arrivati al punto in cui avremmo dovuto trovare un passaggio a Quincy. Quando però la giornata sembrava finita, scopriamo che la strada dove siamo arrivati non è molto trafficata; una ragazza che si è appollaiata al bordo della carreggiata ci dice che negli ultimi venti minuti sarà passata solo una macchina. In questi casi, puoi solo cominciare a credere nella fortuna e sperare che sia il tuo turno. E ci è andata relativamente bene: mentre ero letteralmente in mezzo alla strada a parlare con un signore alla guida di un pick-up che si era fermato nonostante andasse nella direzione opposta, un’altra macchina ci sorpassa veloce e inchioda a bordo strada cinquanta metri più avanti. Un tizio giovane scende e ci cammina incontro un po’ zoppicante. Lavora per le poste e sì, sta andando a Quincy. Oh yes!

Arrivati Quincy, la modalità “relax cittadino” prende subito il sopravvento: abbiamo già un posto dove dormire – saremo ospiti da Charles, trail name Pounder, un trail angel che ha fatto il PCT negli anni ‘90 e ora è un attivissimo membro della PCTA – perciò il numero di problemi da risolvere si riduce a uno solo: dove trovare del buon cibo e della frutta fresca.

Domani mattina dovremo preoccuparci del cibo fino a Chester, la prossima città che incontreremo dopo il tanto agognato midpoint. Ma per stasera, ci godiamo una buona cena in un ristorante messicano e un po’ di socialità con gli altri hiker3 ospiti da Pounder.

🌎 Where am I?


  1. Il famigerato incendio che ha distrutta la cittadina di Paradise. ↩︎

  2. Giusto un paio di fonti (in inglese) per avere un’idea più dettagliata. Due articoli pubblicati da Nature e uno dal New York Times. Anche in Canada gli incendi boschivi sono un problema enorme. ↩︎

  3. Durante la cena, scopriamo di essere quasi in venti quella sera a casa sua. ↩︎