Sono solo a metà?
No, sono già a metà. Non importa davvero quanto tempo ci abbia messo; e se a qualcuno importasse, significa che non sta guardando ciò che conta davvero. Ho percorso 1325 miglia a piedi, cioè 2183 chilometri. È un numero impressionante non perché sia grande in sé (non lo è), ma perché ogni “più uno” che lo ha incrementato da zero al valore di oggi ha rappresentato una sfida per me, piccola o grande che fosse. Se per qualche ragione fossi costretto a tornare a casa domani, potrei già dire di aver imparato tutto ciò che volevo imparare – e molto altro ancora potrei.
Come tutte le giornate in cui la meta è una città – che significa un po’ di riposo – anche oggi è passata rapidamente, senza troppa fatica. Ho di nuovo camminato in gran parte da solo perché ormai Fabio e io abbiamo due ritmi di camminata troppo diseguali, ma va bene così. Ho pensato a un po’ di problemi abbastanza banali di termodinamica e mi sono vergognato con me stesso di non essere riuscito a trovare una soluzione senza poter consultare un libro. A ben pensarci, non li ho risolti del tutto nemmeno ora, ma non ho avuto troppo tempo. L’intero weekend ci sarà tempo per tutto, anche perché i prossimi piani prevedono di saltare le prossime miglia fino a poco prima del confine con l’Oregon (sempre che rimanga fattibile per via del Shelly Fire). Sarà un vero cambio di scenario, quasi un nuovo inizio se dovessi ripartire da Ashland, prima città che si incontra in Oregon.
Ho camminato le ultime miglia di oggi con Andrew, ragazzo inglese con cui ho cominciato proprio centodue giorni fa. Abbiamo anche cenato insieme e parlato di quali siano stati i momenti più duri finora, ma anche quelli più soddisfacenti e già indimenticabili. Nel suo inglese britannico di cui a volte non capisco molto, ha detto una cosa che mi è rimasta impressa: stiamo facendo una cosa per cui serve una tenacia estrema, qualcosa che non molte persone sono in grado di perseguire come frutto di un progetto, di una scelta libera e volontaria. Dopo una cosa come il PCT, sappiamo di essere in grado di fare tutto ciò che ci mettiamo in testa di fare. E non è affatto una cosa da poco. Così come abbiamo fatto la prima metà – e cioè un passo dopo l’altro – faremo anche la seconda.