Si legge un po’ in qualunque guida del PCT che l’Oregon è lo stato in cui si cammina più velocemente. La ragione principale è il discreto dislivello da coprire spalmato su molte miglia. Oggi, per esempio, ho camminato per quarantasette chilometri con un dislivello positivo di soli 785 metri. Coprire una distanza simile lungo la Sierra Nevada comporterebbe un dislivello almeno triplo, il che renderebbe una giornata così lunga insostenibile alla maggioranza degli hiker – forse quelli super allenati la porterebbero a casa.

Avendo dormito in un bivacco, stamattina sono riuscito a prepararmi in meno di mezz’ora: alle sei e trenta ero già in marcia, conscio che sarebbe stata una lunga giornata – la più lunga in assoluto finora, e senz’altro la più lunga fino al prossimo stop. Proprio quando mi sono chiuso la porta del bivacco dietro di me, ho ripensato a quando mi avesse fatto sentire più in pericolo dormire in un edificio di legno costruito dall’uomo. Mi vergogno a dirlo, ma durante la notte ho persino messo un ceppo di legno davanti alla porta, con l’intento di prevenire un ingresso indesiderato. Di chi? Di quale animale? Sì, è probabile che ci fossero diversi topi all’interno del bivacco – e hanno fatto rumore tutta la notte (ma avevo messo i tappi) – ma com’è possibile che mi senta più al sicuro a dormire in tenda, dove solo due sottili zanzariere mi separano da fuori? Credo che la chiave sia proprio questa parola: fuori. Quando esiste un confine materiale, artificiale a cui associamo un senso di sicurezza – tipo le mura di una casa – allora ciò che sta fuori è spesso considerato ostile, pericoloso, da tenere lontano. Ecco che quindi nasce la paura di una strana forma di invasione: non ammettiamo intrusi da là fuori. Ragionare così è una retorica da guerra, in cui ci sono confini, alleati con cui li condividiamo e nemici da cui li difendiamo. Ma in mezzo a un bosco, sul bordo di un lago, o vicino a un passo chi sono questi nemici? Davvero pensiamo che lo siano gli animali? Orsi, roditori, cervi, e zanzare? Una tenda è una timida e quasi inutile difesa contro qualsiasi cosa possa seriamente recarci un danno. E allora cosa cambia davvero? Io credo che le parole “fuori” e “dentro” perdano il loro significato; non c’è un vero confine, noi siamo parte dell’ambiente in cui ci troviamo. Siamo nella natura, con la natura, non altro da essa. Non c’è davvero nulla da cui dobbiamo sentirci attaccati1. Si potrebbe poi discutere su chi sia davvero l’intruso in un ambiente naturale in cui si fa di tutto per preservarlo incontaminato – cosa che non è ovviamente possibile sempre o al cento per cento.

Capisco perché in Oregon si cammina veloci: è un po’ noioso e tutto uguale, non ci sono grandi novità. Credo che l’ultima parte, quella più a nord, potrebbe essere più interessante. E anche tra domani e venerdì dovrebbe esserci un altro cambio netto di ambiente: le foreste di diraderanno un poco e lasceranno spazio a terreni più vulcanici poco adatti a molti tipi di vegetazione. Passeremo accanto a tre vulcani ormai inattivi2 chiamati Three Sisters. Forse sono un po’ annoiato e non vedo l’ora di cambiare di nuovo stato – forse anche perché sarà l’ultimo, e comincerò a vedere la fine che sto desiderando sempre di più – ma non devo perdere di vista ciò per cui vale ancora la pena essere qui a camminare ogni giorno.

🌎 Where am I?


  1. Questo non significa che non esistano pericoli concreti (un temporale) o fastidi reali (le zanzare). ↩︎

  2. La South Sister, la più giovane delle sorelle, ha eruttato almeno duemila anni fa. Recentemente, attività sismiche insolite sono state registrate in sua prossimità, indicando che potrebbe essere più attiva del previsto. La North Sister, invece, è considerata estinta. ↩︎