La decima tappa di questo mio cammino di Santiago è stata per me un ritorno al passato, ai tempi della condivisione di quasi ogni cosa durante i campeggi con l’oratorio.

Perché dico questo? Abbiamo di nuovo allungato la tappa prevista da quasi tutte le guide, che si sarebbe conclusa a Santo Domingo della Calzada, e siamo arrivati fino al piccolo paese di Grañòn, circa sette chilometri in più di campi coltivati e niente più vitigni. In questo paesino c’è un albergue tra i più suggestivi – ma forse ormai fin troppo noto a chiunque faccia il cammino – che è la chiesa del paese e i suoi edifici annessi (casa parrocchiale e altre stanze di servizio). Qui un paio di hospitaleros laici e non accolgono chiunque arrivi, dando loro uno spazio dove dormire e un materassino da campo1. Se gli spazi della casa parrocchiale finiscono, la chiesa ne può ospitare almeno un altro centinaio di pellegrini, forse di più. La cena è preparata da chi si offre, e la giornata si conclude alle nove e mezzo con una meditazione collettiva: la vela pellegrina, una candela che passa di mano in mano e dà l’occasione a ciascuno di dire ciò che si sente oppure prendersi un momento di silenzio, e l’augurio di “buon cammino” di Grañòn, un abbraccio con chiunque ti sieda accanto (e non solo). È stato un bel momento di intensa spiritualità umana, anche per chi religioso non è.

Ormai la promessa della puntata speciale del podcast (che sarà probabilmente anche l’ultima) sta diventando una maledizione, ma oggi l’esperienza di questo albergue è stata troppo fuori dalle righe per non godersela fino in fondo. E abbiamo ancora ben tre giorni per mantenere questa promessa.

Quel piccolo puntino luminoso che si nota in alto a destra è Venere, che ci accompagna a ogni partenza, ben prima dell’alba.


  1. Io però ho preferito dormire in tenda, nel giardino di una scuola abbandonata (?) non lontano dalla chiesa parrocchiale. ↩︎