Le foto che contano
Non c’era troppa voglia di ripartire oggi, ma al contempo si percepiva quel richiamo del trail, potrei dire una specie di nostalgia. Ma di cosa esattamente? Di camminare trenta chilometri con uno zaino pesante? Di mangiare pasti disidratati? Di non potersi rilassare1 davvero? Forse è un richiamo a una vita più semplice, ridotta a poco più del minimo indispensabile. Certo, rimane pur sempre una bolla, una parentesi che sappiamo bene non essere il tipo di vita che si può condurre per sempre.
Colazione in ostello con un caffè da Starbucks (per risparmiare), e poi, preparati gli zaini, andiamo a recuperare un pranzo minimale – sandwich più macedonia. Ci aspetta un autostop potenzialmente difficile anche se dobbiamo fare poca strada. Si ferma una prima auto, ma la donna alla guida deve andare dall’altra parte rispetto a Echo Lake, dove siamo diretti noi. Poco dopo, una piccola utilitaria non comune qui negli States si ferma: un giovane alla guida sta andando a Sacramento per lavoro e si offre di portarci fino al lago. Non è esperto di hiking estivo, ma frequenta le montagne della
zona perlopiù d’inverno. Il prossimo autunno andrà con alcuni amici in Svizzera a sciare: ha saputo che ci sono enormi comprensori sciistici in cui puoi passarci giorni senza rifare la stessa pista due volte. Non è più un modo in cui io frequenterò la montagna, ma ognuno è libero; bisognerebbe certo essere un po’ più consapevoli di qual è l’impatto dello sci alpino sull’ambiente montano.
A Echo Lake c’è uno chalet-bar-shop (molto costoso) e un po’ di erba con alcuni tavoli. Ci fermiamo per pranzo e conosciamo Rip, una ragazza dell’Arizona che è appena arrivata da Sonora Pass. È partita il 4 maggio da Campo e non l’avevamo mai incontrata. Si è già liberata del bear canister – che tecnicamente è ancora richiesto per una manciata di miglia – quindi dovrebbe uscire dalla wilderness area in cui è ancora necessario senza dormirci, ma non è fattibile in mezza giornata. Farà a meno sperando che qualche abitante dei boschi non venga a farle visita durante la notte 🐻.
Poco dopo si aggiungono al tavolo una coppia, padre e figlia, assai affamati dopo l’ultimo tratto. Loro aspettano amici con cui passeranno i prossimi due giorni di riposo a South Lake Tahoe. C’è forse un po’ di invidia perché loro hanno ancora diritto ai loro giorni di riposo, ma noi ci siamo goduti i nostri fino a ieri. Cosa vogliamo di più?
La quarta persona che si siede con noi è un’altra hiker che avevamo conosciuta mesi fa, all’inizio, e poi persa di vista. È Stefanie, Moonburn, di New York ma vive a San Francisco; lavora come software engineer in una startup. Anche lei è molto rapida a trangugiare un pacchetto di patatine “family size” con una salsa tipo hummus. Ci dice che è tornata sul trail da poco, dopo essere rientrata a casa per la nascita del terzo nipote. Si è anche presa un po’ di pausa per alcuni fastidi alle ginocchia. In più, ha preparato tutti i prossimi pacchi per il cibo: è senz’altro più facile organizzare questo aspetto del trail se giochi in casa.
Così si parla, si fa conoscenza di altri hiker, si socializza anche quando il trail ha ormai frammentato tutti i gruppi più grandi: è davvero facile camminare per un paio giorni senza incontrare nessuno. Qualcuno racconta un po’ il suo lavoro, oppure un viaggio passato o un progetto futuro. O anche qualche incontro speciale: il padre della ragazza – purtroppo non ricordo il nome di entrambi – ci racconta di quando ha lavorato da Apple, e diverse volte direttamente con Steve Jobs. “Era un po’ uno stronzo, e spesso gli piaceva torchiare le persone”, ci dice. Onestamente, al di là della figura di imprenditore geniale, me lo aspettavo come persone un po’ manchevole sulle social skills.
Siamo arrivati a mezzogiorno, ma non abbiamo rimesso in spalla gli zaini prima delle tre. E non è solo perché stavamo tornando sul trail – che è sempre più difficile che abbandonarlo – ma perché non vuoi perderti occasioni come questa. Le motivazioni che spingono ciascuno di noi sono completamente personali, ma il trail non dovrebbe essere un’esperienza di ascetismo solitario: ecco perché dovremmo scattare più foto con le persone che incontriamo, forse le foto che contano di più.
-
Questa è una mezza bugia perché ci sono occasioni in cui ci si riesce a riposare anche di più di quando siamo in città. ↩︎