Ho pensato parecchio all’idea del libro oggi. In particolare a come potrei inframmezzare alle parti divulgative alcune brevi sezioni che raccontino in prima persona la mia esperienza sul PCT. Anche se non c’entra molto, mi è venuto il mente Primo Levi e il suo “Sistema Periodico”, in cui alterna racconti inventati ad altri che sono sue dirette esperienze di vita. Diverse persone mi hanno detto che potrebbe diventare una buona idea, ma c’è da lavorarci. Oggi ho ripensato anche a chi potrebbe offrirsi come lettore (o più probabilmente lettrice) quando avrò qualcosa di leggibile in mano. Due o tre nomi in testa li ho. Altra questione sarà una potenziale casa editrice, ma sto correndo troppo: il Canada è ancora lontano.

Ieri avevamo camminato i primi sei o sette chilometri di un’area chiamata Desolation Wilderness, mentre oggi ne siamo usciti. Sono circa ventidue miglia e sembra di essere tornati in Sierra (altitudine a parte). Queste giornate molto calde di inizio luglio ci stanno regalando il meteo perfetto per fare un bagno in ogni lago che incontriamo. È proprio come avremmo voluto che fosse la Sierra, che invece ci ha fatte pagare care le sue meraviglie.

Però oggi, proprio come un videogioco, il livello si è alzato ancora un po’ e sul campo è sceso un altro tipo di ostacolo: gli incendi boschivi. Grazie al poco segnale internet che ogni tanto riusciamo a trovare, abbiamo scoperto che vicino a Donner Pass – dove dovremmo arrivare mercoledì – si è innescato un incendio che arriva a poche decine di metri dal trail. Non abbiamo potuto controllare eventuali annunci della PCTA, ma su un gruppo Facebook di trail angel della zona un post sconsiglia vivamente di proseguire oltre Barker Pass, a poco più di sei miglia da dove siamo accampati noi stasera. Che fare quindi? Un incendio non è qualcosa con cui vale la pena scherzare, proprio come non lo erano i torrenti della Sierra Nevada. Così domani faremo una deviazione e scenderemo verso il lago Tahoe, e poi troveremo un modo di raggiungere Donner Pass per altre vie (probabilmente un autostop o con un autobus, se esiste). Salteremo circa quaranta miglia, ma non abbiamo molta scelta. Era previsto che gli incendi (wildfire in inglese) sarebbero comparsi prima o poi e avrebbero dettato legge su quali e quante miglia saltare; solo che pensavamo non avremmo dovuto farci i conti fino in Oregon o un po’ più a nord della California.

Tra gli argomenti che sono venuti fuori durante dei momenti di chiacchiere ci sono stati la scrittura – Fabio mi ha chiesto se tutti i corsi che ho seguiti hanno cambiato il mio modo di scrivere in maniera evidente – e un discorso sul senso di una thru-hike. Sulla scrittura potrei scrivere a lungo: gli ho raccontato le mie esperienze e in che cosa mi ha aiutato di più (oltre ad avere conosciuto un sacco di persone del mestiere). Ne ho fatte di esperienze in quel campo: da trekking letterari a scuole in montagna, da corsi online scadenti a laboratori eccellenti – per esempio, il corso “Fondamenti” della Bottega di Narrazione – incluso il mio breve percorso come aspirante editor, culminato con il laboratorio in cui ho lavorato direttamente con un autore e il suo romanzo. Dopo tutta questa strada, qualcosa dovrò pure avere imparato. Così come, se e quando arriverò in Canada, qualcosa sarà cambiato dentro (e penso anche fuori) di me.

Il discorso sul senso di una thru-hike è un po’ più complesso, e non credo di avere le idee chiarissime neanche io (per ora). Rimando a un’altra puntata perché è indubbiamente un argomento che mi sta a cuore e che vorrei approfondire come si deve, anzitutto per me stesso.

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