There and back again
Avrei voluto intitolare questa pagina come quella di due anni fa. Perché proprio due anni fa, alla fine di otto giorni di trekking sul Sentiero Italia in Trentino, scrissi quali erano i progetti futuri.
Tra questi c’era il sogno di camminare lungo uno spettacolare sentiero americano che andava dal confine meridionale con il Messico a quello settentrionale con il Canada. Quel sentiero si chiamava Pacific Crest Trail, un trail lungo più di quattromila chilometri.
Per ultima – ma solo perché, per adesso, si tratta di un’idea di progetto escursionistico che richiederà preparazione e allenamento (il problema al ginocchio mi ha insegnato qualcosa) – l’intenzione più ambiziosa di tutte: percorrere un tratto del Pacific Crest Trail, un lunghissimo trekking scenico che segue l’intera costa ovest degli Stati Uniti, dal Messico al Canada attraversando California, Oregon, e Washington. L’intero percorso è davvero un’impresa titanica non da poco, ma già progettare e riuscire a realizzare un paio di mesi di cammino su quel percorso è indubbiamente tra i miei sogni di long distance hiker.
Mentre sto scrivendo queste righe, sono nella mia tenda per l’ultima notte. Non ho potuto camminare tutti quei quattromila chilometri1 per molte ragioni, ma cosa importa quale distanza abbia camminato? A chi importa davvero? Importa però che sono riuscito a realizzare proprio quel desiderio, quella impresa titanica per cui non credevo di essere all’altezza. Oggi, sul confine canadese, tutto ciò che è successo nei quasi cinque mesi passati a camminare dal confine messicano mi ha dimostrato che invece sì, era un’impresa che potevo farcela. E ora posso davvero tornare a casa.
[…] Né la gloria, né la ricerca di un’impresa eccezionale, né la rabbia ti animano, ma solo il desiderio di viaggiare.
Non temere niente, né l’abbandono dei tuoi né quello della tua vita di oggi, né ciò che ti riservano i futuri giorni di cammino. Prendi lo zaino e traccia la tua strada, anche per un giorno, una settimana, un mese o una vita. L’amicizia occasionale diventerà il tuo cibo e la natura la tua amante. Così, quando la pioggia del cielo diventerà per te dolce come l’acqua di sorgente, il rumore del temporale prezioso come il rimbombo delle cascate, quando la danza delle fioriture e delle stagioni ti porterà via, quando il caldo e il freddo ti saranno indifferenti, quando invocherai la brezza o l’harmattan perché ti diano il gusto dell’andare oltre, quando desidererai la neve perché ti faccia ritrovare il desiderio di purezza e i deserti perché affinino la tua essenzialità, conoscerai l’ebbrezza del camminare, un’ebbrezza che non fa mai male, un’ebbrezza che non finisce.
“L’ebbrezza del camminare”, Emeric Fisset
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Potrei fare un conto abbastanza preciso di quanti chilometri ho camminato. Adesso, così al volo, direi che questo numero si aggira intorno ai 3’200 (sui 4’270 totali). ↩︎